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Una ipotesi coraggiosa di ridefinizione di tutte le professioni, da quelle di concetto a quelle operative.

  1. Professioni in fase di rottamazione anche per l’avvento dell’AI. Negli ultimi anni il panorama lavorativo ha subito notevoli e radicali trasformazioni, spinto dall’adozione di tecnologie avanzate, come l’l’Intelligenza Artificiale AI e l’automazione. 
  2. Le professioni in cammino verso il futuro. Questa evoluzione ci invita a riflettere su un’importante ipotesi. La ridefinizione delle professioni, non più come divisione tra concetto e operatività, ma come un continuum fluido e interconnesso.
  3. Professioni di concetto e operative. La distinzione tra professioni di concetto e operative è stata tradizionalmente netta, ma con l’emergere di nuovi strumenti tecnologici, tale distinzione diventa sempre più obsoleta. Oggi molti lavori richiedono competenze analitiche e creative, anche nei settori considerati ” operativi”. Pensiamo ai meccanici che utilizzano software avanzati per diagnosticare problemi complessi o agli artigiani che integrano design e tecnologia per realizzare opere uniche. Anche i professionisti teorico pensanti devono diventare esperti tecnico operativi digitali e di più!
  4. Verso una nuova visione delle professioni di concetto e operative. Riportando la tecnologia specie l’AI all’interno di un contesto collaborativo, possiamo promuovere una nuova visione delle professioni, dove ogni lavoratore, a prescindere dal ruolo, diventa ” un professionista integrato”. 
  5. E’ una nuova figura emergente e positivamente inarrestabile. Questa figura, in grado di combinare concetti e operazioni, potrebbe favorire un ambiente lavorativo più versatile e reattivo alle sfide del futuro. Questo presuppone la rottamazione dei CEO ( Chief Executive Officer ), dei CFO ( Chief Financial Officer ), no trasformismi letali della Proprietà Societaria, dei Direttori Generali e sub managers collegati, se incapaci di rinnovarsi.
  6. E’ quindi? Impegnarsi in questa rivoluzione epocale richiede audacia e una volontà di apprendimento continuo. Solo così possiamo affrontare un mondo del lavoro in rapida evoluzione, in cui ogni professionista o lavoratore, non è più solo un pensatore o esecutore, ma un innovatore in un ecosistema complesso e dinamico.
  7. Un buon segnale da Confindustria italiana. Confindustria italiana drammaticamente segnala la mancanza di 362.000 specialisti in transizione digitale, che non riesce a reperire e quindi a rischio la competitività e l’innovazione nell’Industria, nella Piccola e Media Industria, nell’Artigianato e nel retail grande e piccolo. Scuole Superiori, Istituti Tecnici e Università esperti in disoccupazione?  I profili mancanti: intelligenza artificiale, industrial internet of Things ( IoT ), blockchain, cloud computing, data analytics e big data, realtà virtuale e aumentata. Mancano tanti tanti SEO  (Search Engine Optimization) liberi professionisti e nelle istituzioni pubbliche e private.