: Credit:Silvio Zatelli

La Società è davvero in cammino verso l’infelicità?
Incominciamo dal tema controverso se la felicità incominci a diminuire verso i trent’anni. Questo è oggetto di dibattito e riflessione nell’ambito della psicologia e della sociologia.
Mentre alcuni potrebbero sostenere che, con l’avanzare dell’età, la felicità diminuisca a causa di responsabilità crescenti e aspettative non soddisfatte. 

Altri potrebbero argomentare che, con l’esperienza e la maturità, si raggiunga un livello più profondo, più solido, più complesso, più rassicurante di felicità.

Alcuni studi indicano che i giovani adulti possono sperimentare un senso di ottimismo e vitalità, che tende a diminuire con l’avanzare dell’età.

Le pressioni della carriera, delle relazioni interpersonali, specie di coppia, delle aspettative sociali, possono contribuire ad un possibile calo nella percezione soggettiva della felicità.

Per la mia esperienza come psicologo psicoterapeuta di lungo corso, compresa la docenza universitaria nella cattedra di psicologia clinica, sottolineo  l’importanza di considerare che questa diminuzione potrebbe essere anche il risultato di una evoluzione nella percezione della felicità stessa.

Il concetto di felicità può variare notevolmente da individuo a individuo,  da cultura a cultura, da territorio a territorio, da segmento a segmento della nostra vita.

Mentre alcuni potrebbero associare la felicità al successo professionale o alla realizzazione di determinati obiettivi, altri potrebbero trovare felicità nell’equilibrio tra lavoro e vita personale, oppure nelle relazioni significative, o nella ricerca di un senso più profondo di appagamento interiore. 

Crescere e maturare potrebbe significare per alcuni accettare le sfide e le complessità della vita adulta con una prospettiva più realistica, ma non meno gratificante. 

Una analisi più approfondita potrebbe rivelare che la felicità non diminuisce necessariamente con l’età, ma si trasforma, diventando più ricca, matura e consapevole. 

L’ eventuale percezione nel tempo di una nostra minore felicità, non è tanto una questione di naturale declino, ma più che altro di evoluzione e di adattamento della stessa felicità. La felicità gode a trasformarsi perché odia la staticità!